Nell'Urbino di Federico da Montefeltro s'imposta il Rinascimento matematico e meccanico.
Lo squadro agrimensorio e l'archimetro non sono che alcuni degli strumenti delle botteghe dell'urbinate Muzio Oddi e del fermano Ostilio Ricci.
I sei fratelli Benelli alla conquista del mondo con le motociclette che portano il loro nome.

Siamo nell'Urbino dei Montefeltro e dei Della Rovere, tra il 1498 ed il 1632. Comparve nella ricca biblioteca ducale un testo fondamentale per la storia delle macchine: il "Codice Santini". Un testo "meravigliosissimo" di 133 disegni ancora di autore ignoto. Sempre ad Urbino fu presente Francesco di Giorgio Martini, ingegnere e architetto senese. Fu proprio dal contesto urbinate e dai testi di Francesco di Giorgio Martini e di Federico Commandino che il Rinascimento si aprì alle macchine e alla matematica. Lo studiolo di Federico da Montefeltro, risalente agli anni '70 del 1400,  fu una delle prime proto-wunderkammer italiane. In Urbino fino ai primissimi decenni del 1600, Guidobaldo Dal Monte, Bernardino Baldi e Simone Barocci animarono il filone dei "meccanici", oltre i quali si creò un certo vuoto, allorquando alla fine del '700, nell'area di Sant'Angelo in Vado (PU) e Montecarotto (AN) emerse una bottega di orologiai che, per quattro generazione (A. Podrini, P. Mei, A. Galli, E. Marconi), governò gli orologi meccanici marchigiani. Nel maceratese, nel 1862 l'azienda di Adriano Cecchetti aprì il sipario sull'industria meccanica di un certa importanza, prima della quale il panorama della meccanica marchigiana era basata su semplici meccanismi per mulini e magli. Nel pesarese, si stabilì a partire dal 1910 un qualificato distretto focalizzato sulla costruzione di moto che si consoliderà nell'azienda Benelli di valore nazionale.

Luoghi della meccanica

Lo studio della meccanica

Guidobaldo Dal Monte

(Pesaro, 11/01/1545 – Mombaroccio, 06/10/1607)

È uno degli artefici della scuola urbinate di matematica e meccanica, è stato discepolo di Federico Commandino (1509 -1575), il traduttore dei testi di matematica dell'antichità. È stato un grande sostenitore di Galileo Galilei in diversi momenti, oltre ad averlo ispirato con testi e discussioni continue anche su posizione avverse. Il testo da lui pubblicato nel 1577, "Mechanicorum Liber" si diffuse ampiamente.

Bottega dei Montecarottesi, orologiai "da torre"

(fine '700, anni '30 del '900)

Ad avviare l'attività fu Antonio Podrini (…, 1826) di Sant'Angelo in Vado (PU), il quale cedette l'attività di orologiaio a suo figlio e a Pietro Mei di Montecarotto (1797 -1878). A seguire l'attività fu Antonio Galli (1822 -1893) di San Marcello (AN) che, trasferitosi a Montecarotto, cedette l'attività ad Edoardo Marconi (1866 -1950) di Senigallia, anch'esso trasferitosi a Montecarotto. La bottega chiuse intorno agli anni '30 del '900.

Fratelli Benelli di Pesaro

(primogenito, Giuseppe 07/01/1889 – 09/11/1957)

Era la primavera del 1911 quando Teresa Benelli, rimasta vedova, impiegò tutto il capitale di famiglia per realizzare un’officina meccanica e garantire così un’occupazione certa ai suoi sei figli: Giuseppe, Giovanni, Filippo, Francesco, Domenico e Antonio “Tonino” Benelli. Come in ogni storia, si partì da un umile garage per giungere, dopo 10 anni, alla comparsa della prima vera motocicletta Benelli: il “Velomotore”, una moto leggera di 98 cc a 2 tempi con cui la casa pesarese si presentò all'Europa del motociclismo. Fu un successo inarrestabile.

Lo studiolo di Federico da Montefeltro

Lo studiolo è un luogo di studio, di riflessione e crescita intellettuale. Uno spazio culturale immancabile nelle grandi dimore principesche delle capitali italiane del Rinascimento, da Mantova a Ferrara, da Firenze ad Urbino. E, ad Urbino si trova una delle più compiute espressioni di studiolo, che ne condensa gli aspetti più caratteristici. Lo studiolo del duca di Urbino è diviso in due zone: un’area in basso  decorata ad intarsio e una in alto recante i ritratti di uomini illustri.

La parte bassa è ricoperta di tarsie lignee realizzate dai fratelli Benedetto e Giuliano da Maiano, Baccio Pontelli  e da altri collaboratori, sulla base di disegni attribuiti a diversi artisti fra cui Francesco di Giorgio Martini e Sandro Botticelli. Negli intarsi si riproducono illusionisticamente mensole ricolme di oggetti dedicati allo studio, come libri, strumenti di misurazione (orologi e astrolabi) o da disegno (goniometri e compassi), candele consumate e clessidre che richiamano il tema del tempo investito nello studio, celebrando la dedizione del duca all’attività intellettuale. L'intarsia di una loggetta affacciante su un paesaggio supplisce la mancanza di una vera e propria finestra sulla natura. La parte superiore è dominata da 28 ritratti su tavola (in parte originali) di Giusto di Gand e di Pedro Berruguete.